
Differenza tra nero ricco e nero piatto
Ad oggi c’è molta confusione su ciò che vediamo a video/monitor e ciò che poi ne viene riprodotto su carta o altro supporto, non saremo qui a crearne altra, ma ci limiteremo a migliorare la visibilità e bontà di stampa del nostro amato e odiato nero.
In tanti pensano che il nero sia nero, ma ci sono distinzioni doverose da dover fare.
Questo articolo, parla di tecniche di stampa basate su CMYK
Per semplicità vi dico che parliamo di macchine prevalentemente laser di tipologia office o production o che comunque abbiano questi quattro colori nel loro set.
Doverosa precisazione, per i non addetti ai lavori, è la sigla CMYK che indica i colori dai quali andremo ad ottenere tutti gli altri.
Attenzione però: C sta per ciano, M per magenta, Y per giallo e K, per key (dall’inglese keyplate), ovvero chiave, non indica il colore nero, ma è semplicemente uno standard mondiale per identificare questo spazio colore; resta comunque in uso anche il nero.
Un neofita potrebbe dire che il nero è composto da k 100, e non avrebbe torto, ma non avrebbe un’ottima resa in fase di stampa poiché risulterebbe piatto.
Se volessimo riprodurre un nero più corposo e brillante, sarà necessario arricchirlo e non con altro nero, bensì con gli altri inchiostri rimasti a disposizione.
Queste le sue composizioni:
C 63; M 52, Y 51 e K 100. Questo valore risulta essere stato introdotto da Adobe, con Photoshop.
Sembrerà strano, però così facendo il nero non sarà piatto, ma brillante e quanto più lucido possibile
(Dipende anche da come è calibrata la macchina, per nostra fortuna, la nostra viene calibrata spesso ed in modo corretto.)
Quindi, possiamo ricapitolare i neri come segue:
Piatto: C0; M0; Y0; K100 opaco e poco compatto (compattezza data anche dalle specifiche macchina) utile per linee sottili o filetti, consigliato con impostazione di sovrastampa.
Ricco: C63; M52; Y51; K100 (questi i valori consigliati da Photoshop)
Di registro: C100; M100; Y100; K100 utile soltanto per Crocini di taglio e info documento; questa miscela colore è molto ricca di inchiostro e spesso, talmente ricca da non riuscire ad aderire sul supporto di stampa, pertanto, sconsigliamo di utilizzarla se non per i classici tecnicismi di taglio o piega post stampa.
Alleghiamo di seguito qualche immagine per tastare con mano la percezione del nero in un software vettoriale:

Qui, comprendiamo bene, che la differenza a video, è davvero impercettibile, ma guardate di seguito come appare in stampa:

Sarà doveroso controllare tutti i nostri file, o comunque di provare delle bozze prima di inviare il materiale in stampa.
Spesso ci si rivolge a service di stampa on line, per via delle offerte vantaggiose che propongono, ma non c’è una figura fisica che va a controllare i nostri neri, a meno chè non si sia acquistato anche un servizio di controllo file, ma anche qui il controllo si limita su risoluzione e dimensione file, difficile qualcuno ci dica, hai usato un nero piatto, uno ricco o somma colori superiore al 300%… una volta ordinate 5000 stampe, ci sarà o da accontentarsi o da gettare soldi e stampe.
Consigliamo sempre di testare i file in negozi fisici, delle volte sono anche più competitivi del web ed il lato umano, potrebbe darci utili consigli per preparare un file idoneo e quanto più simile all’output di stampa.